UNCI Agroalimentare: il pescatore strumento di tutela e diffusione del patrimonio culturale costiero – È un periodo particolarmente difficoltoso per tutti i settori economici italiani e, chiaramente, anche per quello della pesca. Un comparto, quello ittico, oggi attanagliato da problematiche legate agli aumenti esponenziali dei carburanti, agli aumenti generalizzati che toccano le attrezzature e all’atavica questione legata al sovrasfruttamento e alla sofferenza della risorsa. Anche a causa di tali dinamiche, quello della pesca è un contesto che sta conoscendo un mutamento che si sta realizzando sicuramente ad un livello strutturale, ma anche a livello culturale. Un mondo che corre veloce e i suoi protagonisti devono mantenerne il passo.
Si parla di Green Deal, di attuazione dell’ Agenda 2030 delle Nazioni Unite, di tutela e valorizzazione della pesca intesa come tutela culturale del mare e delle attività ad esso connesse; sta cambiando la figura stessa del pescatore, diventato ormai un imprenditore versatile alle prese con una attività che sempre più spesso prevede una diversificazione del reddito aperta ad altre tradizioni, ad altri ambiti. I pescatori si avviano a diventare figure centrali del proprio territorio costiero promuovendo e attuando la conoscenza di quell’ambiente e delle tradizioni che gli sono proprie.
In virtù di quanto detto sin qui, ci si rende conto di quanto sia importante non solo migliorare le condizioni di lavoro dei pescatori, educarli al rispetto del mare e dell’ambiente e alla tutela della risorsa, ma si impone la necessità di accrescere quello che è il loro potenziale competitivo prospettando opportunità di diversificazione delle attività con aperture al turismo, aperture a forme di lavorazione e commercializzazione che realizzino filiere ittiche corte, aperture al dialogo e all’integrazione con gli altri operatori delle filiere, aperture a tutte quelle best practices che rendono la pesca attività sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Diventa dunque necessità prioritaria promuovere l’informazione, l’aggiornamento e la formazione dei pescatori, dei loro familiari e anche dei consulenti di cui necessitano assistenza.
“Quello della pesca è un mondo che sta cambiando radicalmente sotto molteplici aspetti e i suoi protagonisti non possono permettersi di restare indietro e non seguire questo importante processo di modernizzazione e di sviluppo: per questo la nostra Associazione riserva uno spazio piuttosto rilevante alla formazione e alla qualificazione degli operatori ittici”, a sottolinearlo è Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare.
“Per la corrente annualità del Piano Triennale della Pesca 2022/2024 – continua Scognamiglio – UNCI Agroalimentare ha attivato una serie di percorsi formativi riservati ai propri associati. Dunque accanto ai tradizionali corsi sulla sicurezza a bordo dei pescherecci e sulla sicurezza alimentare, abbiamo previsto un corso di lingua inglese (approfondimento dell’ inglese marittimo in riferimento alle comunicazioni e convenzioni internazionali; e l’inglese utilizzato per le più moderne apparecchiature di bordo); abbiamo attivato corsi di informatica di base per facilitare l’utilizzo della posta elettronica, per sviluppare minime capacità di produrre fogli di calcolo, di produrre elaborati Word e per agevolare la compilazione telematica dell’E-Logbook. Abbiamo anche deciso di attivare corsi di approfondimento circa la normativa in materia di pesca al fine di erudire i nostri pescatori sulla legislazione nazionale e unionale ma anche sull’evoluzione che questa ha subito concorrendo alla formazione degli attuali scenari circa la politica di conservazione e gestione della risorsa ittica”.
“Ricollegandoci ai concetti espressi in precedenza – prosegue il presidente nazionale di UNCI Agroalimentare – se oggi il pescatore è contemporaneamente strumento di tutela e diffusione del patrimonio culturale insito nelle tradizioni e negli usi legati al mare, da qui può ripartire per creare nuove attività che gli permettano di diversificare e potenziare il proprio reddito, penso all’ittiturismo e al pescaturismo. Dunque forme di diversificazione dell’attività che contribuiscono a migliorare la sostenibilità economica delle imprese dedite alla pesca professionale”.
“Ulteriori conoscenze – conclude Scognamiglio – circa l’economia circolare, le buone prassi per ridurre i consumi durante la navigazione e circa il recupero delle plastiche per il ripristino degli ecosistemi corrotti dall’inquinamento, rendono i pescatori formati a quelle best practices che rendono la loro attività sostenibile anche da un punto di vista ambientale. In coerenza con tali obiettivi abbiamo organizzato laboratori ad hoc. Questo dunque il nostro pacchetto didattico per favorire sia il rinnovamento culturale che quello delle competenze all’interno del settore, affinchè i nostri associati possano dare luogo ad attività innovate, competitive e sostenibili”.
UNCI Agroalimentare: il pescatore strumento di tutela e diffusione del patrimonio culturale costiero