Viaggiando in aereo ci saremo sicuramente resi conto dei numerosi impianti di energia rinnovabile offshore costruiti nei nostri oceani. Cosa sono queste enormi strutture che si vedono chiaramente a 10 mila metri? Qual è il loro ruolo? Ma soprattutto, che impatto possono avere sui nostri stock ittici?
La Commissione europea ha adottato come noto una serie di iniziative per trasformare le nostre politiche in materia di clima in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
La produzione e l’utilizzo di energia sono responsabili di oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. La decarbonizzazione del sistema energetico dell’UE è pertanto fondamentale per conseguire i nostri obiettivi climatici per il 2030 e realizzare la strategia a lungo termine che punta a conseguire la neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050.
Il Green Deal europeo si concentra su alcuni principi fondamentali per la transizione verso l’energia pulita, che contribuiranno a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini oltre che a garantire un approvvigionamento energetico sicuro e a prezzi accessibili. Tra questi lo sviluppo di un settore energetico basato in larga misura sulle fonti rinnovabili rappresenta uno dei pilastri fondamentali.
L’energia rinnovabile eolica offshore è energia elettrica generata dallo sfruttamento del vento attraverso l’utilizzo di parchi eolici costruiti sull’acqua. Questa energia è fondamentale per raggiungere l’attesa neutralità climatica entro il 2050, obbiettivo incluso nel green deal europeo a favore dell’azione globale per il clima, infatti si stima che nel 2050 oltre il 30% della domanda di energia elettrica sarà soddisfatta dall’energia eolica.
Un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo secondo la direttiva 2014/89/UE è di competenza degli Stati membri ed impone di tenere conto delle attività più pertinenti in relazione agli usi attuali e futuri, agli aspetti economici e sociali ma anche ambientali, al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile pur nella coesistenza di tutti questi fattori.
In questo percorso di sviluppo al 2050 si stima un passaggio di produzione di energia elettrica da parchi eolici dagli attuali 22 GW a 450 GW con uno spazio stimato per le istallazioni di 76.000 km2 attraverso un considerevole aumento immediato dei tassi di installazione di circa 3 GW all’anno, di circa 7 GW all’anno a partire dalla metà degli anni venti e di 20 GW all’anno, dopo il 2030.
Attualmente in tema di energia rinnovabile applicata all’ambiente marino si identificano impianti che utilizzano l’energia delle maree e l’energia del moto ondoso ma che risultano molto limitati nel loro sviluppo e impianti che producono energia eolica offshore che rappresentano una realtà consolidata tanto che nelle acque europee, compreso il Regno Unito, al momento sono operativi 110 parchi eolici offshore con oltre 5000 turbine eoliche e una superficie di circa 5000 km2. Dal 2010 la prestazione delle turbine e le dimensioni di questi parchi sono raddoppiate, infatti ogni parco può contenere oggi fino a 150 turbine con una profondità di circa 27m.
Quali potrebbero essere gli effetti positivi e quali quelli negativi degli impianti eolici offshore sugli ecosistemi e sulla pesca?
Le strutture sui fondali dei dispositivi eolici offshore possono essere considerate delle scogliere artificiali. I pesci in generale non solo sono attratti dalle strutture rigide ma alcune specie ittiche come il merluzzo nordico e il merluzzo francese preferiscono le scogliere artificiali rispetto a quelle naturali. Infatti il novellame di queste due specie è attratto dagli invertebrati che a loro volta sono attratti dai microorganismi che aderiscono alla struttura artificiale. Dunque questa caratteristica è positiva per l’ecologia marina visto che la protezione dell’habitat può fare aumentare la biomassa delle specie ittiche con dunque effetti anche positivi sulla pesca.
E gli effetti negativi?
1) I cambiamenti della corrente marina e dell’aria causati dai parchi eolici provoca una miscelazione della stratificazione della colonna d’acqua che può modificare il ciclo dei nutrimenti.
2) Il rumore infrasonoro e sottomarino ha un impatto sui pesci e i mammiferi marini in particolare durante la fase di costruzione dell’impianto. Il rumore dei fissaggi dei pali e lo scarico dei massi provocano potenzialmente disturbo agli animali influendo sull’udito e sull’orientamento. Anche se le implicazioni biologiche del suono e la risposta di molte specie sono ancora sconosciute, bisognerebbe prendere in considerazione un approccio precauzionale e misure di mitigazione del rumore, nonché tecnologie di installazione a basso impatto acustico.
3) I campi elettromagnetici provocati dai cavi potrebbero modificare il comportamento delle specie elettrosensibili e sensibili ai campi magnetici provocando dunque delle barriere artificiali.
È necessario che diversi fattori siano approfonditi con studi mirati ad attualizzare le nostre conoscenze in merito all’impatto ambientale che gli impianti eolici offshore possono determinare. Disponiamo ancora di poche informazioni in merito agli effetti che si produrranno durante lo smantellamento e la disattivazione delle turbine; dal momento che le turbine eoliche offshore hanno un ciclo di vita medio di 25-30 anni, finora pochissime sono state disattivate. Inoltre non si sa molto ancora sulla riciclabilità dei componenti, se la distruzione di una scogliera artificiale avrà effetti sull’ecosistema e altro ancora.
Dunque l’impatto di un parco eolico offshore potrebbe indirettamente modificare la distribuzione spaziale e l’abbondanza delle specie pescate a fini commerciali e di altre specie marine, inoltre non disponiamo di valutazioni aggiornate in merito agli effetti economici e socioculturali delle energie rinnovabili offshore sulla pesca in generale. Pertanto sono auspicabili ulteriori ricerche per valutare i possibili impatti negativi sulla pesca. In ogni caso, visti i risultati promettenti degli impianti già in funzione, è comunque necessario pianificare programmi di monitoraggio uniformi sulla base dell’armonizzazione dei dati relativi allo sforzo di pesca e di pianificazione dello sfruttamento dello spazio marittimo, senza escludere la possibilità di valutare la combinazione e l’integrazione dei parchi eolici offshore all’interno delle aree marine protette.