È probabile che l’alimentazione della crescente popolazione mondiale diventi problematica, ma l’acquacoltura potrebbe essere la soluzione. In questo preciso momento, proprio mente la popolazione mondiale continua a crescere, aumenta anche la richiesta di prodotti ittici e, proprio in questo senso si sta cercando di trovare la giusta maniera per soddisfare la domanda e, contemporaneamente, mantenere sostenibili gli stock ittici.
Il pesce è una grande fonte di proteine e contiene minerali essenziali, tra cui potassio, zinco, iodio e magnesio. I pesci sono anche ricchi di fosforo e calcio. Per mantenere un cuore sano, l’American Heart Association raccomanda di mangiare pesce due volte alla settimana.
L’aumento del consumo di prodotto ittico, dovuto a questioni di gusto e anche a scelte salutari, ha avuto un forte impatto negativo sulle popolazioni selvagge di pesci, sempre più impoverite a casua di catture sregolate. Tutti i recenti studi hanno dimostrato però che l’acquacoltura marina ha il potenziale di produrre 16,5 miliardi di tonnellate di pesce all’anno, quantitativo più che sufficiente per alimentare la popolazione in crescita e per soddisfare le esigenze nutrizionali.
In alcune zone dell’Africa, l’acquacoltura ha influenzato enormemente anche l’economia e l’occupazione della comunità locale. Il cibo prodotto aiuta a sostenere la crescente popolazione del luogo e fornisce posti di lavoro locali con un reddito stabile.
Mentre ha il potenziale per alimentare le comunità e contribuire alle economie locali, ci sono però alcuni problemi associati all’acquacoltura, quali malattie dei pesci, utilizzo di mangimi alternativi al pesce foraggio, fuga di esemplari dagli impianti. Riconoscere le carenze dell’acquacoltura rappresenta il primo passo per rimediare ai suoi problemi portando maggiori benefici per la popolazione umana che dipende dal pesce per nutrirsi.
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