La bussola. La sfida dell’Ue per il ricambio generazionale nel settore della pesca – Abbiamo visto nel precedente articolo che tra gli obiettivi su cui deve impegnarsi la Commissione UE nel settore della pesca vi è quello di rendere tale attività attraente per le nuove generazioni.
Sul tema del ricambio generazionale la UE, nell’ambito delle sue politiche di governance, ha molto attenzionato il problema dell’invecchiamento della popolazione e delle sue conseguenze soprattutto sul mondo del lavoro intravedendo nel passaggio generazionale una opportunità di sviluppo, oltre che di sopravvivenza, grazie all’innesto delle nuove competenze e dei nuovi valori (ad esempio: maggiore attenzione per l’ambiente) di cui sono portatrici le nuove generazioni interfacciandole con le esperienze già acquisite dalle generazioni precedenti
Ma nei suoi programmi la UE va oltre, riconoscendo alla pesca anche una funzione essenziale nel garantire la sussistenza e per preservare il patrimonio culturale di molte comunità costiere dell’Unione, in particolare nelle regioni in cui la piccola pesca costiera svolge un ruolo importante. In tale ottica la UE ritiene di dover ampliare gli sforzi finanziari verso il ricambio generazionale e verso la diversificazione delle attività con interventi volti ad agevolare la creazione e lo sviluppo di nuove attività economiche nel settore della pesca ad opera di giovani pescatori.
L’istituzione del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacultura (FEAMPA) per il periodo 2021 – 2027, si ispira anche ai suddetti principi mettendo a disposizione dei giovani pescatori diverse forme di sostegno economico.
È da sottolineare, inoltre, la svolta intrapresa dall’UE nell’istituzione di questi nuovi fondi di sostegno economico rendendoli più flessibili, cioè riducendo sensibilmente i criteri prescrittivi e lasciando praticamente a ciascuno Stato membro l’onere di una dettagliata programmazione, attraverso gli appositi Piani Operativi, da finalizzare al raggiungimento degli obiettivi (strategici) fissati dalla stessa UE.
Fatta questa panoramica sulla visione europea della questione, scendendo più sul nostro campo pratico, si deve evidenziare che, in ambito nazionale, il problema del ricambio generazionale investe soprattutto la composizione degli equipaggi delle navi da pesca in quanto sul fronte dell’imprenditoria si assiste a numerosi casi di subentro nella gestione da parte dei giovani discendenti.
Su quest’ultima direttrice i legislatori nazionali si sono sforzati a più riprese di delineare i contorni dell’imprenditoria giovanile nel campo della pesca cercando di renderla il più possibile aderente alle reali esigenze sia operative che finanziarie. Inoltre, si devono fare le dovute distinzioni tra la pesca artigianale e quella industriale per cui ci si trova di fronte ad un quadro abbastanza complesso ove, come in un puzzle, si devono collocare molti tasselli al posto giusto.
La vigente norma nazionale di rassetto in materia di pesca, il Decreto Legislativo n.4/2012, che ho già richiamato in diverse occasioni, dedica un intero articolo, con l’intento dichiarato di favorire anche l’applicazione delle pertinenti norme comunitarie, alla figura del “giovane imprenditore ittico” riconoscendolo in colui che, titolare di licenza di pesca, esercita professionalmente la pesca e le sue attività collaterali ed abbia età inferiore ai 40 anni. Le imprese possono essere singole o associate, nel qual ultimo caso sono previste determinate percentuali e/o ripartizioni a seconda della ragione sociale.
Se da un lato per l’UE lo sviluppo di nuove attività economiche è condizione essenziale per la competitività del settore della pesca, tuttavia, per garantirne la loro redditività ritiene opportuno che il sostegno del FEAMPA sia condizionato all’acquisizione dell’esperienza o delle qualifiche adeguate.
Inoltre, se il sostegno del FEAMPA all’avviamento di un’impresa giovanile è erogato per l’acquisto di un peschereccio, questo dovrebbe contribuire unicamente all’acquisto del primo peschereccio o di una quota di controllo di quest’ultimo.
In tale contesto la UE, facendo leva sulle acquisite responsabilità sia sulla salvaguardia dell’ambiente che sul contrasto al cambiamento climatico da parte delle nuove generazioni, inserisce l’obiettivo della crescita blue sostenibile che, supportata con l’innovazione e gli investimenti a favore di nuove attività, potrebbe rappresentare, per le generazioni future, un fattore di attrazione non indifferente e, nello stesso tempo, ne potrebbe anche garantire una maggiore durata di applicazione nel futuro.
Ciò vale soprattutto nel campo della pesca industriale mentre nella pesca artigianale le cose sono più complesse poiché essa soffre la crisi “vocazionale” che più in generale colpisce l’intero artigianato italiano.
Nella pesca artigianale la diversificazione rappresenterebbe il vero snodo della questione in quanto la sola attività di cattura, in base agli studi economici, risulta, di scarsa redditività, ma con il ricorso alle iniziative collaterali, sebbene lontane dalla concezione storica della figura del “vecchio” pescatore locale, si darebbe comunque maggiore garanzia di continuità alla tradizione di tante comunità costiere.
Così, ad esempio, il pescaturismo, la didattica ambientale nelle Aree Marine Protette, le azioni di mantenimento ecologico (pulizia del mare), le escursioni storico-archeologiche, a mio modo di vedere, dovrebbero essere quelle che dovrebbero sia far suscitare l’interesse nei giovani attingendo, come già detto all’inizio, anche alle esperienze già acquisite dalle precedenti generazioni, sia agevolare il superamento, per quanto possibile, del perdurare di una visione negativa dell’attività generata dalle intrinseche precarie condizioni di lavoro, fortemente influenzate da fattori meteomarini, e dai non allettanti risvolti economici prima accennati.
Un altro punto di forza del sostegno economico è rappresentato dalle iniziative di miglioramento delle competenze professionali di giovani pescatori mediante lo svolgimento di tirocini a bordo di imbarcazioni da pesca.
Quest’ultime, d’altronde, rappresentano dei luoghi di lavoro molto particolari e, soprattutto quelle adibite alla pesca industriale, costituiscono un laboratorio sociale di condivisione di spazi, interessi e obiettivi su cui possono riconoscersi i giovani.
In questo quadro sin qui tracciato emerge che la UE prende atto della continua diminuzione degli occupati del settore e, nella consapevolezza che i pescatori sono esposti a rischi economici e ambientali crescenti, a causa soprattutto dei cambiamenti climatici e della volatilità dei prezzi, intende fornire sostegno ad azioni che rafforzano la resilienza del settore della pesca e nello stesso tempo gettano le basi per una sua crescita con la creazione di nuovi posti di lavoro.
Mentre vengono scritte queste righe è in atto una grande mobilitazione nazionale degli operatori della pesca a strascico fortemente preoccupati per il loro futuro che si sta rivelando sempre più molto incerto.
Queste situazioni di disagio potrebbero ostacolare il lodevole percorso che si vorrebbe seguire a favore del ricambio generazionale e sarebbe opportuno, quindi, se si vuole vincere la sfida in questione, che la comunità internazionale, sia l’ONU che la UE, facesse pervenire segnali diversi da quelli attuali orientandoli verso una più mirata valorizzazione con il contributo di tutte le parti in causa.
La bussola. La sfida dell’Ue per il ricambio generazionale nel settore della pesca