La sempre crescente domanda di prodotti ittici, in combinazione con la limitata possibilità di aumentare le catture da pesca, ci dicono che abbiamo bisogno di più l’acquacoltura.
Oggi il settore dell’acquacoltura produce già circa il 50% della fornitura globale di pesce, e la produzione di pesci d’allevamento ora supera quello di carne di manzo di allevamento. L’acquacoltura intensiva è relativamente nuova, con un’alimentazione in aumento di dieci volte a partire dalla metà degli anni 1980. È così l’unico tra i settori di produzione alimentare che ha avuto la sua espansione iniziale in un periodo di controllo senza precedenti da parte di governo, ambientalisti e comunità.
In Australia, il settore è soggetto a elevati standard ambientali e la gestione in continua evoluzione. L’acquacoltura intensiva ha diversi vantaggi intrinseci rispetto ad altre forme di agricoltura. Questi includono la conversione alimentare efficiente (ci vogliono solo 1,3 kg o meno di mangimi per la produzione di 1 kg di salmone, rispetto a 1,8 kg per il pollo e 2,6 kg di carne di maiale); uso relativamente limitato di acqua dolce e l’assenza di fertilizzanti. Tuttavia, vi sono anche significative sfide di sostenibilità, tra cui la limitazione di mangimi con ingredienti marini; gestione dei rifiuti; uso di farmaci, coloranti e altri prodotti chimici; impatti sulle specie marine selvatiche; gestione della salute e del benessere dei pesci; selezione del sito; e atteggiamenti sociali.
La scienza è uno strumento essenziale per i manager del settore e le autorità di regolamentazione: la piscicoltura può essere sostenibile, ma solo se si prende in debito conto della ricerca scientifica, e solo se che la ricerca si muove abbastanza velocemente per dare un quadro up-to-date dei rischi.
Nel prossimo futuro, la produzione di acquacoltura nel mondo è destinata a crescere almeno al ritmo attuale del 6,5% all’anno. L’industria australiana, pur rappresentando meno dello 0,1% della produzione mondiale, sta crescendo anche più velocemente: più del 7% l’anno negli ultimi dieci anni.
Dati i vincoli di costo, la futura espansione punterà per lo più verso l’interno o in ambienti marini costieri. Se questa espansione dovrà essere gestita in modo sostenibile, il contributo scientifico sarà cruciale.
Le operazioni di acquacoltura costiera sono esposte a condizioni che creano anni buoni e cattivi anni. Comprendere le variazioni spaziali e temporali è un fattore critico viste anche le difficoltà dovute al cambiamento climatico; i mari a sud est dell’Australia sono tra quelli che si stanno surriscaldano più velocemente e le imprese di acquacoltura stanno cercando di anticipare queste condizioni lavorando con gli scienziati del CSIRO e del Bureau of Meteorology, per capire i futuri rischi ambientali.
Previsioni oceaniche e prospettive a medio termine che coprono diversi mesi aiuteranno l’industria a prendere decisioni su posizioni delle gabbie, dieta, gestione delle malattie, e raccolta. Naturalmente, le previsioni non sono mai precise al 100%, il che significa che le imprese di acquacoltura devono comunque tenere conto di rischi e incertezze.
La scienza può fornire una migliore comprensione di uno scenario particolare, ma spetta ai manager usare queste informazioni con saggezza e usare cautela nel momento in cui i rischi non sono ben compresi.
La gestione può adottare una combinazione di best practic, ma è importante riconoscere che questo non significa rimanere statici ma rispondere ai cambiamenti dell’ambiente, sia naturali, sia sociali.
È importante riconoscere i ruoli diversi ma complementari che giocano la scienza e i manager nella pianificazione dell’acquacoltura. Una buona pianificazione deve riconoscere il valore di entrambi.