Il Veneto ha costruito negli anni un sistema di raccolta dei prodotti ittici e in particolare dei molluschi bivalvi “ad impatto zero”, sostenibile a livello ambientale. Questo è stato possibile grazie ad un meccanismo di pesca unico in Italia, indicato come ‘best practice’ anche dal Mipaaf , all’interno dei piani di gestione nazionali. I pescherecci veneti, infatti prendono dal mare solamente la quantità che il mercato richiede, lasciando crescere e vivere in acqua quelle vongole o quei fasolari che, se raccolti in maniera incontrollata, sarebbe svenduti o addirittura buttati al macero.
Presentando la filiera della pesca nel Padiglione del Veneto all’Expo, i Consorzi veneti di gestione e tutela dei molluschi bivalvi guardano con soddisfazione ai risultati raggiunti in termini di valore del prodotto ittico e di razionalizzazione dello sforzo di pesca. Tra i molluschi bivalvi, le specie maggior oggetto di cattura sono le vongole di mare (Venus gallina), i fasolari (Callista chione), i cannolicchi (Solen Vagina ed Ensis Minor), i cuori, i longoni. Oltre ai CO.GE.VO. di Chioggia e Venezia sono intervenuti stamane, all’interno dello spazio veneto del Padiglione Italia, anche l’Associazione Piscicoltori Italiani, la Cooperativa Pilamare e la Cooperativa Pescatori di Pila.
La capacità di mantenere un equilibrio tra domanda e offerta è garantita dalle Organizzazioni dei produttori, braccio commerciale dei Consorzi di gestione, incaricati del monitoraggio delle domanda di mercato. Il loro ruolo infatti è quello di dare indicazione precisa del quantitativo di pescato da raccogliere il giorno successivo, distribuendo il totale tra gli oltre 160 pescherecci attivi tra Venezia e Chioggia. Con questa costante sinergia tra consorzi ed organizzazione di produttori non esiste scarto, le risorse non subiscono uno sfruttamento innecessario, la risorsa ha modo di crescere e ripopolarsi in modo naturale, e il prezzo mantiene un livello soddisfacente nel mercato.
Attualmente il Mipaaf consente la pesca vongole fino a 600 chili al giorno per peschereccio – sottolineano i tecnici di Veneto Agricoltura e della Direzione Pesca della Regione Veneto – sfruttamento spesso inutile ed eccessivo. Senza regolamentazione, questo sistema normativo incentiva i singoli pescatori a raggiungere il massimo della raccolta ammessa, trascurando il rispetto ambientale.
“Le criticità manifestatesi in questi anni – ha concluso Corazzari – non devono scoraggiare ma, anzi, rappresentare il punto di partenza per la creazione di nuovi scenari di sviluppo sostenibile all’interno del bacino adriatico, utilizzando al meglio le risorse che l’Unione europea destina a questo settore, come la nostra Regione ha sempre fatto”.