Salmone ma non solo. La Norvegia cambia rotta, lascia il petrolio e punta al settore ittico.
Prosegue l’inversione di rotta della Norvegia che già nel 2017 aveva manifestato l’intenzione di allontanarsi da una economia basata sullo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord per muoversi verso economie più “pulite” allineandosi così alla manifesta intenzione di Stoccolma di arrivare entro il 2025, o al massimo entro il 2030, a un’economia a neutralità di emissioni puntando su industria e ambiente. Ma non dimentichiamoci che c’è una Norvegia che si sta fortificando anche sul versante pesca e acquacoltura, prediligendo il mercato del salmone.
Con un volume di catture (pesca) di 2 441 089 tonnellate, una produzione di acquacoltura di 1 380 890 tonnellate (Totale di 3 821 979 ton) e una percentuale dell’1.81% sul totale globale, la Norvegia da sola va oltre la metà della produzione totale dell’Unione europea che si piazza al quarto posto dopo Cina, Indonesia e India (Dati relativi all’anno 2105 pubblicati sulla nuova edizione di Fatti e cifre sulla Politica Comune della Pesca – Dati statistici di base: edizione 2018)
Come riporta Mer et Marine, negli ultimi anni in Norvegia il salmone è visto come il nuovo petrolio, ossia come nuova fonte di ricchezza. Proprio come il petrolio è tenuto in seria considerazione essendo visto come una risorsa naturale da preservare e crescere. Le cifre riportate del resto sono esplicite: nel 2016, il regno scandinavo ha prodotto il 54% del salmone dalle acque dell’Atlantico, esportato 1,1 milioni di tonnellate per un valore di 7,6 miliardi di dollari.
Naturale passaggio verso il settore ittico
Proprio nel momento in cui gli idrocarburi non forniscono più alla Norvegia la ricchezza prodotta nel corso degli ultimi quarant’anni, il passaggio verso la nuova frontiera del business è stato piuttosto naturale. Ecco che nuovi investitori si moltiplicano nelle calme acque dei fiordi norvegesi rivendicando sempre più infrastrutture e navi. Anche i cantieri navali prima dediti alla costruzione di imbarcazioni da collegare alle piattaforme petrolifere ora producono navi per l’acquacoltura per trasportare pesci vivi, alimentarli o addirittura curarli.