La bussola. Consumatori più informati e valorizzazione dei prodotti ittici nostrani – Abbiamo già visto, in occasione dell’articolo sul sostegno economico della UE alle attività di pesca, come il principio della concorrenza viene posto a fondamento del mercato interno comunitario. L’UE, quindi, si preoccupa affinché i liberi scambi vengano tutelati da una adeguata politica sulla concorrenza. Tra i capisaldi di questa politica c’è da dire che rientra anche la promozione di una politica dei consumatori che viene, anzi, ritenuta strumentale alla stessa politica della concorrenza in quanto avrebbe l’effetto di incentivare la concorrenza stessa tra le imprese ed il conseguente miglioramento dei prodotti. Ma la forte attenzione della UE verso i consumatori discende innanzitutto dal fatto che essi sono considerati la parte debole del mercato perché soggetti a determinati squilibri principalmente di natura informativa.
Vediamo prima quali sono i punti fermi della politica dei consumatori innescata dalla UE per garantire loro un elevato livello di protezione. Innanzitutto la salute e la sicurezza che, in campo alimentare, sono imprescindibili, seguono gli interessi economici, l’informazione e l’educazione dei consumatori, l’assistenza ed il risarcimento per eventuali danni e, infine, rileviamo anche il diritto di consultazione e rappresentanza nelle decisioni che li riguardano. In pratica, si nota l’instaurarsi di un vero e proprio “diritto europeo del consumatore”, in continuo aggiornamento, con la funzione di avvicinare sempre di più il consumatore al mercato e, quindi, alle imprese.
Quelli illustrati sopra costituiscono quindi i principi generali, in questa esposizione, invece, sarà affrontato il tema dell’attività di informazione e di educazione dei consumatori di prodotti ittici e su quali possano essere i loro effetti positivi. Frequentemente si sente parlare di tracciabilità e di etichettatura dei prodotti.
Quello delle etichette ci è più familiare in quanto presenti su tutti i prodotti confezionati, un po’ meno il concetto di tracciabilità ma di grande valore sia diretto, in quanto garantisce che le informazioni arrivino correttamente fino al consumatore, e sia indiretto perché nel nostro caso contribuisce alla tutela ambientale attraverso il contrasto alle attività illegali che danneggiano le risorse ittiche. Difatti l’obbligo della tracciabilità lo troviamo nelle due nostre ricorrenti normative europee, il Regolamento Comunitario di Controllo del 2009 e di quello applicativo del 2011. Lo scopo della tracciabilità, in pratica, è quello della produzione e del trasferimento delle informazioni tra i vari operatori all’interno della filiera della pesca con un flusso che parte dalle dichiarazioni di cattura trasmesse elettronicamente dai motopescherecci attraverso i log-book, fino alla vendita al dettaglio. Le fasi di presa a carico e di vendita successiva che avvengono durante tale processo devono essere curate soltanto da operatori che risultano “registrati” sul portale del MIPAAF. Pertanto, si dispone di un flusso telematico di informazioni che ha il vantaggio di consentire anche il processo inverso di risalire all’origine dei prodotti, funzionale anche alla tutela dei consumatori.
L’etichettatura, invece, riguarda le informazioni che devono essere fornite nella vendita al dettaglio per il consumo finale. Ovviamente tra la vendita al dettaglio di prodotti ittici freschi e quelli confezionati l’etichettatura ha forme e contenuti diversi in quanto questi ultimi sono sottoposti ad informazioni aggiuntive, per l’applicazione di altre normative, rispetto a quelle standard previste per i prodotti ittici che riguardano soprattutto la denominazione sia commerciale che scientifica dei prodotti e la zona di produzione. Ma il punto è capire come la governance europea sulla politica dei consumatori si possa riflettere positivamente sulla commercializzazione dei prodotti ittici provenienti dal nostro mare Mediterraneo.
L’UE spinge per una pratica costante di informazione ed educazione dei consumatori che se capillarmente attuata nel nostro territorio, ora più che mai potrebbe produrre benefici non solo ai consumatori ma anche alle nostre aziende che possono vantare prodotti di qualità superiore rispetto ai Paesi soprattutto extra UE. Quindi se, da un lato le restrizioni sul mercato con politiche statali protezionistiche non sono possibili, salvo quelle della salvaguardia dei propri marchi, dall’altro il consumatore, sotto la spinta della UE, adesso ha un peso diverso riconosciuto sul mercato rispetto al passato. Questo peso deriva anche dalla sua possibilità di incrementare la propria conoscenza attraverso l’accesso appunto all’attività informativa ed educativa.
Mi è capitato di essere stato coinvolto in progetti soprattutto scolastici aventi lo scopo appunto di educare studenti e loro genitori a saper leggere le etichette dei prodotti ittici. Tali iniziative hanno riscosso molto interesse ma hanno finalità generali e quindi spetterebbe invece alle imprese e alle loro organizzazioni del settore infondere una scelta più responsabilmente indirizzata verso la qualità.
Certamente in un’era di globalizzazione dei mercati l’ago della bilancia si è nettamente spostato sulla competitività dei prezzi e quindi c’è da recuperare molto terreno sull’asse della qualità. Su questo fronte è da notare che si stanno evolvendo le vendite online anche di prodotti ittici nostrani soprattutto di specie pregiate. Non si può che concludere che con una efficace e diffusa azione di incremento della conoscenza c’è la possibilità di una buona risposta dei consumatori verso scelte orientate sulla qualità determinando così la giusta valorizzazione dei nostri prodotti del Mediterraneo.
La bussola. Consumatori più informati e valorizzazione dei prodotti ittici nostrani.
Approfondimento di Federico Camilleri