L’Islanda è una piccola comunità che genera le più importanti novità in materia di pesca. Nelle sue acque si trovano alcuni dei maggiori stock ittici dell’Atlantico settentrionale: merluzzo bianco, capelin, aringa atlantico-scandinava, melù, scorfano atlantico, ippoglosso nero, pettinidi, scampi, gamberetti boreali, eglefino, merluzzo carbonaro e lo sgombro. Quest’ultimo ha modificato la sua rotta migratoria in questi anni, espandendosi in maniera significativa in direzione nord-occidentale ed entrando nella zona economica esclusiva (ZEE) dell’Islanda. Nel recente passato il mondo della pesca islandese ha attraversato acque tempestose: seguendo l’esempio degli USA, il governo decise unilateralmente di estendere la propria giurisdizione marittima provocando le contestazioni delle flotte straniere che lì svernavano (principalmente Gran Bretagna e Germania Ovest). Lo scorso novembre tutti i paesi interessati agli sgombri si sono incontrati per cercare un nuovo accordo, ma Brexit ha complicato le cose: con l’uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito è diventato un nuovo attore indipendente nelle trattative sulle quote di pescato.
A causa della Brexit ci si dovuti mettere d’accordo per organizzare un nuovo incontro nel 2021. Nel frattempo il Regno Unito e l’Unione Europea si sono accordati in modo che fino al 2026 le risorse marine siano ancora in parte condivise, ma questo non ha chiarito la faccenda riguardo agli sgombri e allo stato attuale non c’è un accordo internazionale in vigore. Per questo ora né i pescatori norvegesi né quelli faroesi possono pescare in acque britanniche, dove normalmente pescano parte delle loro quote e resta l’interrogativo delle nuove richieste dell’Islanda che diviene sempre più un protagonista internazionale nelle scelte politiche legate alla pesca.
La pesca è il secondo maggior settore economico islandese, dopo il turismo. Con una popolazione di soli 360.000 abitanti, l’Islanda è un colosso mondiale della pesca con 1.5 milioni di tonnellate di pesce pescato nel corso del 2019, il 23% dell’intero pescato dell’Unione Europea. La zona di pesca islandese copre un’area di 758.000 chilometri quadrati, con una delle flotte di pescherecci più moderne al mondo. L’Italia importa quantità importanti di pesce dall’Islanda, soprattutto di merluzzo, salmone e molva. Si tratta, come descritto da un recente report dell’Ambasciata italiana in Norvegia e Islanda, di un settore particolarmente interessante per le imprese italiane interessate ad intrattenere relazioni commerciali o avviare network di business con il Paese.