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Home Mercati

Gamberi d’importazione: conoscerli meglio per consumarli eticamente

L'Italia è uno dei paesi europei, dopo Spagna e Francia, ad importare più gamberi

Roberto Gorgone by Roberto Gorgone
27 Novembre 2020
in Mercati, Nutrizione e salute, Pesce x Pesce
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gamberi importazione

gamberi importazione

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Anche se in Italia la pesca del gambero è molto diffusa e altrettanto produttiva, sembra che i gamberi non bastino mai, la fame di gamberi è grande, tanto che l’Italia è uno dei paesi europei, dopo Spagna e Francia, a importare più gamberi, circa 64000 tonnellate l’anno.

Importiamo sia gamberi pescati che allevati, tutto ciò che abbia la forma di gambero va bene; se sono congelati, rossi, tigrati, neri, grigi, piccoli, grandi o enormi, con o senza testa, crudi o precotti non importa; non importa che siano specie a rischio estinzione, non importa che le tecniche di pesca siano devastanti per gli ecosistemi marini, non importa che siano allevati con antibiotici, pesticidi e mangimi che ne accelerano la crescita, non importa che per allevarli vengano distrutte foreste di mangrovie, e non importano le implicazioni sociali, lo stato di schiavitù o quasi in cui versano i lavoratori della gambericoltura, non importa neanche che dei contadini siano stati privati delle loro terre e a volte anche uccisi.

Nel mondo, i paesi che pescano più gamberi sono Cina, India e Indonesia ed ancora Argentina.
I gamberi pescati vengono importati da Ecuador, Argentina, India e Vietnam.
Per quanto riguarda l’acquacoltura, i maggiori produttori mondiali sono Cina, Thailandia, Indonesia, India, Vietnam, Brasile, Ecuador e Bangladesh, che non curanti di tutte le problematiche legate alla gambericoltura continuano ad aumentare i tassi di produzione.

Le specie di gamberi “straniere” che per lo più troviamo nella grande distribuzione ma anche nella nostra pescheria di fiducia sono: gambero argentino, gambero boreale,  mazzancolle e  gamberetti indiani.

Gambero argentino

Gambero argentino, Pleoticus muelleri, detto anche gambero atlantico è un crostaceo decapode.
Vive lungo le coste dell’Atlantico sud occidentale dal Brasile fino al Cile, ma le zone con la concentrazione più alta sono le coste della Patagonia argentina, è un buon nuotatore ma preferisce trascorrere molto tempo anche sul fondale per cacciare o nascondersi.
È una specie molto sfruttata per l’alimentazione umana, fino a 12.000 tonnellate l’anno, seppur meno pregiata del gambero del Mediterraneo.
Viene pescato da grandi navi, con la tecnica dello strascico, e immediatamente congelato a bordo; venduto decongelato o ancora congelato, integro o decapitato.

Pleoticus muelleri
Pleoticus muelleri – Foto: ecosolution.de

Gambero boreale

Gambero boreale, Pandalus borealis, detto anche gambero rosa, gambero di acque profonde, gambero d’alto mare; abita le zone fredde dell’oceano Atlantico e Pacifico, vive a una temperatura tra 0 e 9 gradi Celsius e a profondità fino a 400 metri.
È molto importante per la pesca commerciale ed essendo molto richiesto è soggetto a pesca intensiva.
La pesca del gambero boreale, che solo in Canada (zona FAO 67) viene effettuata con le nasse, è uno dei pochi casi nel mondo di pesca a strascico “evoluta”, infatti con delle griglie selettive si riesce a ridurre il tasso di catture accidentali (bycatch), anche se l’impatto sui coralli, razze e squali è ancora alto. Parte del gambero boreale è certificato MSC (pesca sostenibile certificata). La stagione di pesca va da giugno a settembre.

Pandalus borealis
Pandalus borealis – Foto: wikipedia

Mazzancolle

Le Mazzancolle, in particolare la specie Penaeus japonicus e Penaeus monodon, rispettivamente mazzancolla giapponese e mazzancolla tropicale sono specie molto importanti economicamente, diffuse e ampiamente consumate in tutto il mondo.
Sicuramente da preferire la mazzancolla giapponese, mentre sconsigliata è la scelta del Penaeus monodon, detto anche gambero tigre; questa specie è principalmente allevata nelle acque del Sud-Est Asiatico, distruggendo intere foreste di mangrovie e ampie aree marine e sfruttando gli abitanti locali, in particolare donne e bambini ridotti in semi-schiavitù.

Gamberone giapponese

Penaeus japonicus, gamberone giapponese ha un areale molto ampio, che si estende dalla costa est dell’Africa all’Indonesia; si trova lungo le coste di Figi, Australia , Arcipelago malese, Corea, Giappone, Nuova Zelanda, Riunione, India, Mauritius, Sudafrica Kenya, Somalia, Natal, Madagascar, Mozambico, Eritrea e Tanzania; anche in mar Rosso, dal quale è migrato nel mar Mediterraneo attraverso il canale di Suez. È probabile che la sua espansione non sia dovuta soltanto alle migrazioni, ma anche ad esemplari fuggiti da allevamenti.
Il corpo ha una lunghezza totale di 19 cm nei maschi, che può arrivare fino a un massimo di 22,5 per le femmine; vive fino a 90 m di profondità, di solito in zone con fondali molli, fangosi. Questa specie è importante non solo per l’acquacoltura, ma anche per la pesca industriale.

Penaeus japonicus
Penaeus japonicus – Foto: researchgate.net

Gambero gigante indopacifico

Il gambero gigante indopacifico, Penaeus monodon è un crostaceo decapode marino appartenente alla famiglia Penaeidae. È una specie tipica delle acque tropicali. Vive nelle zone con fondali fangosi dell’oceano Pacifico e dell’oceano Indiano, ma è stato introdotto anche nell’oceano Atlantico, lungo le coste di Brasile, Ecuador, Venezuela, Repubblica Dominicana e anche in Nigeria È un gambero di grandi dimensioni, il più grande tra quelli comuni in commercio: può pesare fino a 130 g e gli esemplari maschili, più piccoli delle femmine, raggiungono i 33 cm. La colorazione è variabile, sempre scura ma presenta sempre striature verticali chiare, di solito giallastre, e nere (da cui derivano i nomi comuni inglesi Giant tiger prawn e Black tiger shrimp). Le antenne sono marroni, talvolta tendenti al grigio. Il cibo, il substrato e l’acqua dove l’animale vive sembrano influenzare la colorazione. Gli esemplari, facilmente reperibili nella grande distribuzione, provengono in massima parte da allevamenti nel sud-est asiatico e America meridionale. Questa specie, qualora immessa, per motivi puramente economici, in altri ecosistemi potrebbe portare malattie oltre a entrare in competizione con altre specie di gamberi autoctoni causandone anche l’estinzione.

Penaeus monodon
Penaeus monodon – Foto: researchgate.net

Gamberi Indiani

I gamberi Indiani da un punto di vista commerciale sono una delle specie più importanti nel mondo, questi gamberi sono piccoli, venduti per pochi euro, sgusciati e surgelati a volte precotti, di scarsa qualità e neanche a farlo apposta arrivano da allevamenti in Arabia Saudita, Vietnam, Iran, India e Bangladesh; allevamenti caratterizzati dalla distruzione degli ambienti naturali, estinzione di specie animali e vegetali e dallo sfruttamento degli abitanti.

Il gambero indiano, Fenneropenaeus indicus, in natura vive nel Indo-Pacifico occidentale da orientale e sud-orientale dell’Africa , attraverso l’India, la Malesia e l’Indonesia a sud della Cina e nel nord dell’Australia . Gli individui adulti crescono fino ad una lunghezza di circa 22 cm e vivono ad una profondità di circa 90 m.
Il gambero indiano ed è oggetto di pesca in Cina, India, Indonesia, Vietnam e Thailandia.

Fenneropenaeus indicus
Fenneropenaeus indicus – Foto: wikipedia
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Biologo marino specializzato nei comportamento dei pesci e selezione dell’habitat; biologo nutrizionista e grande appassionato di mare in tutte le sue “salse”… pesce, pesca, reti, tramagli, onde, barche e vento.

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