Novembre segna un forte calo per le esportazioni norvegesi di prodotti ittici.
Come risaputo l’industria ittica, che racchiude pesca, acquacoltura e trasformazione, insieme a gas e petrolio è uno dei segmenti di rilievo per l’esportazione norvegese.
Con l’ausilio di nuove tecnologie e soprattutto grazie ad una visione chiara e futuristica del settore, la tradizionale industria ittica è via via mutata in un comparto all’avanguardia in grado di aumentare la produzione e l’occupazione.
La variazione dell’accesso alle risorse e le condizioni meteorologiche sono i fattori che in genere possono influenzare volume e prezzi del prodotto.
Quest’anno, a novembre, come confermato dal Norwegian Seafood Council attraverso una attenta analisi, il valore delle esportazioni di pesce norvegese è stato di quasi 900 milioni di euro, segnando una diminuzione del valore dell’11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Fino ad ora quest’anno, le esportazioni di prodotti ittici ammontano a oltre 9 miliardi di euro, con una dell’1%, rispetto allo stesso periodo del 2019.
A determinare questo importane calo nelle esportazioni la chiusura, causa Covid-19, di strutture alberghiere e ristoranti in tutta Europa e la domanda di prodotti tradizionali come baccalà e stoccafisso, perlopiù comunemente consumati durante le cene di famiglia, anche queste ridimensionate a causa della pandemia.
Il mercato italiano è risultato essere uno dei più altalenanti. Il calo delle importazioni di uno dei prodotti maggiormente consumati nel Bel Paese, lo stoccafisso, è stato determinato dalla seconda ondata di contagi da Covid-19 che lungo tutta la penisola ha reso necessarie misure di contenimento come la chiusura dei ristoranti e di molti punti vendita, come i mercati del pesce e le pescherie. Anche se è venuta meno la vendita presso questi canali tradizionali ad attutire il colpo ci ha pensato la GDO con piatti pronti a base di stoccafisso.
Foto: Norwegian Seafood Council